Il tramonto della luna a Tropea |
csaffettiera sul fuoco, accendo il motore così comincia a scaldarsi, apro la tasca della randa e libero la drizza. Imposto la rotta sia sul gps che sta sulla colonnina del timone, sia su quello che sta sull'Ipad e metto la felpa: sarà che siamo quasi ad agosto, ma alle 4 del mattino sento il bisogno di coprirmi.
Gli amici, grandi amici, di Vibo Valentia |
Lì a Vibo ho conosciuto una coppia di loro amici, Nicola e Angela. Tutti assieme abbiamo cenato a bordo della loro barca: grigliata di carne fatta con un marchingegno che prima o poi dovrò avere a bordo di Horus.
E poi come non ringraziare Arcangelo, il gran capo del marina Azzurra che mi ha ospitato per una settimana e che mi ha trattato non come un cliente di passaggio, ma come uno di casa?
Insomma, alle 5 ho mollato le cime e sono uscito. L'idea - ecco il perché della levataccia - era di arrivare almeno fino a Milazzo. In caso di venticedllo sostenuto, anche Tindari. La voglia di casa cresce e dopo tre mesi di vagabondaggio in solitaria si sente il bisogno di fermarsi un poco. Se fossi stato in due o comunque non da solo, forse sarei ancora a infettare il Mediterraneo con la mia pipa, ma siccome così non è e aggiungo che anche la salute non è al meglio, allora si torna.
Non che a san Nicola abbia casa, perché io la casa, Horus, me la porto appresso. Anzi, per essere più precisi, è la casa che mi porta in giro. Pensavo che se sento voglia del mio porto, forse sono ancora un uomo di terra e non di mare. Ma alla fine che importa?
Quello che hanno trovato a Pozzuoli attorno all'elica |
Man mano che mi avvicino a Tropea. l'onda lunga dienta anche molto alta. Si sale e si scende come sulle montagne russe. Il vento, sempre di prua, non supera i 10 nodi di apparente. Npon passa un'ora che vedo davanti a me il mare che cambia colore e penso: cazzi in vista.
Infatti. Il vento stavolta aumenta, ma neppure tanto e resta sempre di prua. Il mare, invece, diventa più scuro. L'onda lunga sparisce come d'incanto e cominciano i primi frangenti. Indosso la cintura e tolgo l'amaca dal pozzetto: oggi non è cosa. le onde arrivano proprio sul fianco e ogni tanto che ce è qualcuna che si schianta e Horus si piega. Cambio rotta e mi allargo un poco. ora le onde arrivano al mascone, ma in cambio aumentano di altezza e diventano sempre più violente.
Non sono il solo a trovare riparo a Tropea |
Perfetto. Accanto a me c'è un peschereccio che mi fa capire quello che tutto sommato a borso si percepisce meno: il mare era incazzato davvero. Per radio sento che altre tre barche a verla stanno riparando in porto. Allora capisco che la cosa è seria. Enytro i n porto e vado ad ormeggiarmi sulla banchina del Marina. vado a registrarmi e spiego che ho il bancomat distrutto e che avrei potuto pagare solo al mio rientro a Palermo. Nessun problema, ma le tariffe in alta stagione non sono proprio popolari. La giornata in porto trascorre tranquilla, fatta eccezione per i vicini di barca che erano davvero dei grandissimi scassacazzi. Una coppia che litigava tutto il tempo e che telefonava in continuazione. E io costretto a sentirmi i fatti loro.
La spiaggia di Tropea |
Cerco di rintracciare Renato, un amico di Gioia Tauro che trova sempre il modo di ospitarmi da lui. Ma al telefonino non risponde e nemmeno sul messenger. Allora chiamo Daniele, un radio amatore di reggio che ha un cognato che si chiama Massimo ed è pilota al porto di Gioia. Parlo con Massimo che, però, non si trova a Gioia Tauro ma a Villa San Giovanni. "Non ti preoccupare, parlo con un mio collega e vediamo di rintracciare Renato".
La risposta tarda ad arrivare e chiamo la Capitaneria di Gioia: loro hanno sempre un posto per il transito: insomma, ti fanno affiancare ad una imbarcazione dei Vigili del Fuoco. Ma almeno passi la notte tranquillo in porto. Mi dicono che devono verificare con il nostromo la disponibilità del posto che mi avrebbero richoiamato per radio.
Il mitico Renato |
A proposito di mare: l'onda lunga diminuisce, il vento sale ad una decina di nodi e passato capo vaticano si naviga che è un piacere.Ma poco prima di arrivare al traverso di Nicotera, il vento sale ad una quindicina di nodi e il mare torna ad incazzarsi. Il vento arriva proprio di poppa, che non è il massimo come andatura. Ma di mettermi a fare bordi non ci penso neppure. Ci pensa il vento a togliermi dagli impicci: gira e ora mi arriva al traverso. Arrivo ad un miglio dal porto e calo le vele.
Rimetto in moto il motore e sento che le vibrazioni al'elica continuano ad esserci. Ma non ci penso ed entro nell'area di disimpegno del porto spinto da una bella onda di poppa. Sul pontile, ad aspettarmi, c'è Renato. "Ti ho seguiro sul marinetraffic.com e ho capito che avevo il tempo di andare a prendere un caffè". Mitico Renato.
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