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sabato 2 febbraio 2013

Horus torna a casa, cronaca di una mini traversata

La Cala, a Palermo

Come sapete, da un po' di tempo Horus è oggetto di alcuni lavori per renderla nello stesso tempo più comoda e sicura. E per un po' di tempo, la barca (un Jeanneau Sun Odyssey 34.2) è rimasta ormeggiata a Palermo, alla Cala. Un posto splendido, nel bel mezzo del contro storico della città, comodissimo per chi doveva venirmi a trovare, molto meno per chi, come me che non ho più un mezzo di trasporto terrestre, muovermi anche per attività fondamentali comne, per esempio, fare la spesa.
E un mese e mezzo alla Cala ad un certo punto mi è sembrato anche troppo. Era tempo per ritornare a casa, a S. Nicola. I lavori, in fondo, possono essere completati anche lì.E allora via, verso casa. E, visto che sono ancora in convalescenza (ma ancora per poco), ho "sfruttato" l'amicizia di Mario Marotta per non far da solo questo trasferimento, poco meno di venti miglia.

Mario Marotta
 Lasciamo la Cala poco prima delle 15 di giovedì 1 febbraio. C'è un venticello da Ponente che non supera i dieci nodi e puntiamo su Capo Mongerbino aprendo solo il genoa. Certo, se avessimo usato anche la randa, avremmo guadagnato due nodi di velocità. Ma con quel venticello, che cambiava direzione ad ogni respiro, avremmo passato il nostro tempo più a regolare le vele che a rilassarci. Ergo: solo genoa.Il mare è calmissimo, solo leggere increspature. Horus fila liscia a 3, 4 nodi, sbandata impercettibilmente. A bordo i comandi erano stati passati a "Schettino", come io chiamo il pilota automatico che subito prima della partenza mi aveva dato non pochi problemi.
Monte Pellegrino
Ci lasciamo Palermo alle spalle. Vista dal mare, è una città ancora più bella, "protetta" dalle Mure delle Cattive. Alla nostra sinistra, Monte Pellegrino. A vederlo dal largo sembra come un relitto che si è schiantato sulla terra. Una sorta di corpo estraneo rispetto all'ambiente che lo circonda. Ma meraviglioso nella sua imponenza.A destra, invece, il litorale sud della città. Casette basse che si confondono con un panorama tutto sommato abbastanza anonimo. Ma per poco.Horus continua a filare silenziosa spinta da un venticello sempre più debole. Ma va, tanto che alla nostra destra cominciamo a distinguere la scogliera di Aspra, la spiaggia di Bagheria. E' un borgo marinaro molto bello dove non c'è un porto e nemmeno un molo, ma pieno di pescatori che si guadagnano la vita con delle barchette in legno. Per chi dovesse andare lì, l'unico modo è quello di stare all'ancora e scendere a terra con un tender (o, per i "terrestri", andarci in auto). Al mattino presto e nel tardo pomeriggio, sul lungomare si trova pesce fresco. Anzi, vivo. Letteralmente vivo. Lì aveva casa il grande poeta Ignazio Buttitta.
Capo Mongerbino e Capo Zafferano. Alle loro spalle, la neve di Piano Battaglia

Ci allarghiamo un po' per scansare le correnti di Capo Mongerbino. Non c'è molto vento e quindi è più prudente starcene al largo dove il colore del mare (un po' più scuro) ci avverte della presenza di un venticello più sostenuto. E così è. Dai sette nodi di Aspra passiamo ai 12, 13 dei "Capi". E incontriamo un po' di mare incrociato, con onde di un metro e mezzo, due metri che colpiscono Horus al giardinetto. Oddìo, sarebbe meglio dire che spingono Horus verso casa. La barca rolla, ma con molta dolcezza. Ogni tanto, quando due onde si sommano e la loro altezza è maggiore, lo sbandamento è più accentuato. In assenza di uno strumento che misuri lo sbandamento, c'è l'"ehilà" di Mario. Il timone automatico fa il suo lavoro, senza infamia e senza lode.
iovanni Chiappisi, campione di relax

 Mario scatta foto al litorale e io ne posto alcune su facebook con l'Ipad.C'è sole, ma anche freddino. Cosa c'è di meglio che un bicchiere di un buon rosso? E così, felici come due bambini - a dispetto dell'età, soprattutto della mia - doppiamo Capo Mongerbino e ci troviamo quasi al traverso di Capo Zafferano, che protegge Porticello, che ospita una delle maggiori marinerie della Sicilia e dove ci sono trattorie dove si mangia da padreterni.
 Il mare resta grosso, ma il vento cala. Lasciamo aperto il genoa ma accendiamo anche il motore che, però, teniamo basso di giri. Siamo affascinati da Capo Zafferano, a sua volta protetto da uno scoglio.Ci allarghiamo ancora, per non rischiare di passare sulla Secca delle Formiche, amata dai pescatori e odiata dai naviganti. Togliamo il genoa, a questo punto del tutto inutile e portiamo il motore a duemila giri. La velocità è di sei nodi e puntiamo direttamente su S. Nicola l'Arena.

 Alle nostre spalle, il sole comincia a tramontare. Lo spettacolo è di quelli mozzafiato. Il cielo cambia colore ogni minuto e così anche il mare. Al traverso di Altavilla c'è già buio, accendiamo le luci di via e con Mario comincia una discussione surreale tra chimica, amore, vacuità del tempo. Fatto sta che non ci accordiamo che S. Nicola è almeno a un miglio dalle nostre spalle. Si torna indietro e si punta sulla croce azzurra della chiesetta del paese, l'unico vero punto cospicuo per chi arriva di notte..Il resto, alla prossima puntata.
E questo è un piccolo video....Guarda il video


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